8 marzo, l'intervista ad Anna Oliverio Ferraris

“L’auspicata parità non è ancora raggiunta, ma le cose stanno cambiando in positivo”

Anna Oliverio Ferraris, Psicologa e Psicoterapeuta, dirige la rivista degli psicologi italiani “Psicologia Contemporanea”. E’ autrice di saggi, numerosi articoli scientifici e testi scolastici in cui affronta i temi dello sviluppo normale e patologico, dell’educazione, della famiglia, della scuola, della formazione, della comunicazione in contesti diversi, del rapporto con tv e nuovi media, delle dinamiche identitarie nella società contemporanea. Dal 1980 è Professore Ordinario di Psicologia dello Sviluppo alla Sapienza. E’ stata membro della Consulta Qualità della Rai e del Comitato Nazionale di Bioetica. Collabora regolarmente da anni con le riviste: “Vita Scolastica”, “La scuola dell’infanzia”, “Vita dell’infanzia”, “Prometeo”. E’ stata, inoltre, collaboratore fisso, per molti anni, del Corriere Salute (Corriere della Sera) ed interviene, tutt’ora, su numerosi quotidiani e riviste.


Riportiamo qui di seguito l'intervista integrale

 

Domani è l’8 marzo, la festa della donna. Che significato ha oggi, secondo Lei, questa ricorrenza e quali tematiche femminili dovrebbero essere, maggiormente, al centro dell’attenzione della società

L'8 marzo continua ad avere significato perchè l'auspicata parità non è ancora raggiunta. La violenza alle donne è la tematica più urgente: bisogna far capire che cosa si nasconde, dal punto di vista psicologico, dietro alle violenze degli uomini sulle donne. E non mi riferisco soltanto alle violenze fisiche, che pure sono gravissime e di importanza primaria; ma anche a quelle psicologiche che possono essere particolarmente insidiose in quanto, molto spesso, ci troviamo di fronte ad episodi disgustosi che vedono trattare le donne come oggetti.
Il ruolo della donna nella società è un'altra tematica fondamentale: ci sono numerose donne nel mondo imprenditoriale, nella giustizia, nella sanità, moltissime nella scuola, nell'università e nella ricerca.
I posti di potere, però, nel nostro Paese, continuano ad essere per lo più in mano agli uomini. Penso, tuttavia, che l'Italia sia in mezzo ad un guado e che le cose stiano cambiando in positivo.

 

Tutti proclamano a gran voce la parità, ma nei fatti il ruolo dell’uomo e della donna sono ancora distinti. Nelle società sempre più complesse, l’evoluzione del ruolo e dello status della donna ha raggiunto, secondo Lei, un livello di sufficiente maturità

La Nazione a cui dobbiamo ispirarci in questo momento è la Norvegia dove, in Parlamento, le donne hanno raggiunto il 50% e molte di loro occupano posti dirigenziali e di responsabilità in Enti pubblici e privati. Anche in famiglia c'è una simmetria maggiore tra uomo e donna, tant'è che alla nascita di un figlio al padre vengono concesse 10 settimane di congedo parentale per stare accanto al neonato. Nella famiglie italiane, anche quando il padre cerca di rendersi utile, è quasi sempre sulla madre che grava tutto il peso della responsabilità e l'organizzazione della famiglia.
Anche quando la madre ha un lavoro impegnativo, è lei che ha in mente l'organigramma della giornata dei figli.

 

Le donne sono ancora vittime di violenza. Cosa bisogna fare, oggi, per affermare i diritti delle donne e per sviluppare una cultura della non violenza che valorizzi il loro ruolo? Bastano le attuali Leggi per prevenire la violenza sulle donne?

Le Leggi indicano la strada e sono segnali importanti, ma da sole non sono sufficienti. E' nel rapporto quotidiano genitori e figli, insegnanti e alunni che si trasmettono i principi della non violenza, che si insegna la tolleranza ed il rispetto reciproco. Ed è sempre all'interno di questo rapporto empatico e basato sulla reciproca fiducia che si insegna, ai maschi, il controllo dell'aggressività.
Ci vuole impegno e costanza da parte degli educatori, approfondimento e dialogo, perché i messaggi di violenza che raggiungono i giovani oggi sono numerosissimi, sia nel mondo reale che in quello virtuale. E la frequenza con cui tali messaggi raggiungono i ragazzi, può dare loro l'impressione di essere autorizzati ad usare la violenza per risolvere i conflitti, per vincere, per avere sempre ragione.

 

Come studiosa dell’età evolutiva, secondo Lei esiste una ricetta per far crescere con serenità le bambine, oggi, per avere donne felici domani? Lo sviluppo e la diffusione di una più attenta cultura dell’infanzia può contribuire a migliorare il ruolo della donna nella società

Ci sono alcune condizioni che aiutano le bambine a crescere serene e fiduciose. Essere trattate alla pari dei maschi in tante diverse situazioni, sia in famiglia che a scuola che nel contesto sociale. Disporre, nel proprio ambiente di vita, di solidi modelli femminili: donne capaci, sensibili e con una buona autostima. Ricevere affetto ma non essere frenate nella realizzazione dei propri obiettivi perché femmine. Non essere trattate come "principesse" e bamboline, graziose ma fragili. Le donne delle passate generazioni che, nonostante la forte competizione con gli uomini, sono riuscite ad affermarsi in diversi campi (lavoro, politica, arte, scienza ecc.) hanno quasi sempre avuto un padre (o una madre o un'insegnante) che ne apprezzava le attitudini e le capacità e le incoraggiava a seguire le proprie inclinazioni, ad affrontare le difficoltà ed a superarle.

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